Simbolo in architettura-terza lezione
Il concorso per la realizzazione dell'opera house di sydney o più precisamente la vittoria del progetto del giovane architetto danese Utzon rappresenta la rottura di un tabù: il progetto è governato da un'idea di natura simbolica e formale, piuttosto che da una corrispondenza lineare tra forma e funzione, tipica dell'architettura razionalista.
Utzon fa un operazione metaforica e simbolica in cui la forma viene liberata dalla funzione.
Segna l'arrivo di una forza catalizzante nell'architettura che è quella della comunicazione.
Essa assume un valore primario.
Fa diventare questa architettura un simbolo dell'intera australia,
entra questo sistema significativo rompendo un tabù.
Architettura in quanto primariatamente elemento comunicativo inizia a diffondersi negli anni novanta. In una società in cui ormai il paradigma dell'informazione diventa pervasivo.
Non bisogna guardare ai fenomeni categorizzandoli come bianco o nero ma va analizzato qual'è l'elemento calamita o che cosa rappresenta la driving force.
Non è che non esistesse precedentemente l'informazione, ma non era ancora l'elemento trainante.
Un arcitettura nella fase dell'umanesimo o del rinascimento è calamitata dal momento rappresentativo simbolico, religioso o secondariamente di potere forte delle signorie.
La rappresentazione del potere è l'elemento catalizzante. L'architettura esiste in quanto rappresenta.
Nella fase funzionalista e meccanicista degli anni venti per una lunga fase appare evidente come l'architettura esiste in quanto funziona.
Nell'era dell'informazione, in questa nuova fase dell'architettura in un momento in cui i valori sono spostati sul fronte dell'informazione è immediato il riconoscimento della definizione di architettura nella frase io esisto in quanto informo.
Ciò non vuol dire che non funzioni, ma catalizzatore dell'architettura è l'informazione.
Che cosa succede quando si affronta il problema delle figure retoriche?
Mentre il modo di comunicare legato all'era industriale è assolutamente oggettivo e pragmatico e si legge nella logica matematica.
L'oggettività nell'architettura dell'informazione non è il fondamento, ma entra in gioco l'apparato delle figure retoriche.
L'opposto della logica matematica vuole suscitare emozioni salti logici.
Meccanismi che servono ad attivare la comunicazione nel suo ampio raggio la capacità di commuovere e suscitare emozioni anche contrarie.
E' una cosa che presiede la retorica classica non è una nuova invenzione è più un rientrare in gioco.
Il campo della pubblicità è dove le figure retoriche trovano il loro spazio.
Ma anche, e soprattutto è quello che ci interessa, in architettura trovano il loro ruolo le metafore ne è un esempio lampante l'ampliamento del museo degli ebrei di Libeskind, o il kiasma museum di Steven Hall che dalla metafora che rappresenta prende il proprio nome.
CONTROPROVA
Nel mondo industriale anche il messaggio pubblicitario vuole ribattere qualità oggettive che sono proprie del prodotto.
Nel mondo dell'informazione ogni cosa è una metafora come il paragonare le auto sportive ad animali feroci.
Leggendo l’articolo del professore antonino saggio “la via dei simboli” ho trovato questa passaggio particolarmente significativo e rappresentativo dellla tendezza che si va via affermando sempre più in questa epoca dominata dall’informazione:
"l'epoca informatica funziona non più per messaggi assertivi, causa effetto, ma per messaggi metaforici, traslati. Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli."
L'architettura con l'avvento dell'era dell'informazione è mutata drasticamente.
Non è più solo un edificio che funziona ma diventa un immagine e un simbolo del luogo.
Porta con sè valori di riconoscimento e di identità.
Un astrazione e un ampliamento di concetti già trattati nella definizione di terza ondata, per cui si denotava che il cambiamento tra la seconda ondata e la terza ondata si riconosceva nella personalizzazione dei prodotti industruali.
Sembra quasi un proseguimento o un evoluzione di questo processo il nuovo ruolo dell'architettura nella società.
Non si può più parlare di sola riproduzione in serie, come poteva essere nella riproposizione dei canoni le corbuseriani.
L'architettura contemporanea si muove verso l'unicità e l'irripetibile, si fa opera d'arte.
Non è più solo una macchina che funziona, ma in quanto opera d'arte diviene monumento e simbolo del luogo a cui appartiene, che può essere una singola città come Bilbao o un intero continente come nel caso dell'opera house di Sydney.
Ed è proprio in quanto simbolo che si rende possibile la sua trasmissione sotto forma di immagine e in quanto tale informazione.
O forse è proprio la necessità di trasmissione di informazione che ha portato gradualmente l’architettura a questa trasformazione.
Un cambiamento che va di pari passo con l’affermazione sempre più dominante dell’informazione e dell’’informatica.
Utzon fa un operazione metaforica e simbolica in cui la forma viene liberata dalla funzione.
Segna l'arrivo di una forza catalizzante nell'architettura che è quella della comunicazione.
Essa assume un valore primario.
Fa diventare questa architettura un simbolo dell'intera australia,
entra questo sistema significativo rompendo un tabù.
Architettura in quanto primariatamente elemento comunicativo inizia a diffondersi negli anni novanta. In una società in cui ormai il paradigma dell'informazione diventa pervasivo.
Non bisogna guardare ai fenomeni categorizzandoli come bianco o nero ma va analizzato qual'è l'elemento calamita o che cosa rappresenta la driving force.
Non è che non esistesse precedentemente l'informazione, ma non era ancora l'elemento trainante.
Un arcitettura nella fase dell'umanesimo o del rinascimento è calamitata dal momento rappresentativo simbolico, religioso o secondariamente di potere forte delle signorie.
La rappresentazione del potere è l'elemento catalizzante. L'architettura esiste in quanto rappresenta.
Nella fase funzionalista e meccanicista degli anni venti per una lunga fase appare evidente come l'architettura esiste in quanto funziona.
Nell'era dell'informazione, in questa nuova fase dell'architettura in un momento in cui i valori sono spostati sul fronte dell'informazione è immediato il riconoscimento della definizione di architettura nella frase io esisto in quanto informo.
Ciò non vuol dire che non funzioni, ma catalizzatore dell'architettura è l'informazione.
Che cosa succede quando si affronta il problema delle figure retoriche?
Mentre il modo di comunicare legato all'era industriale è assolutamente oggettivo e pragmatico e si legge nella logica matematica.
L'oggettività nell'architettura dell'informazione non è il fondamento, ma entra in gioco l'apparato delle figure retoriche.
L'opposto della logica matematica vuole suscitare emozioni salti logici.
Meccanismi che servono ad attivare la comunicazione nel suo ampio raggio la capacità di commuovere e suscitare emozioni anche contrarie.
E' una cosa che presiede la retorica classica non è una nuova invenzione è più un rientrare in gioco.
Il campo della pubblicità è dove le figure retoriche trovano il loro spazio.
Ma anche, e soprattutto è quello che ci interessa, in architettura trovano il loro ruolo le metafore ne è un esempio lampante l'ampliamento del museo degli ebrei di Libeskind, o il kiasma museum di Steven Hall che dalla metafora che rappresenta prende il proprio nome.
CONTROPROVA
Nel mondo industriale anche il messaggio pubblicitario vuole ribattere qualità oggettive che sono proprie del prodotto.
Nel mondo dell'informazione ogni cosa è una metafora come il paragonare le auto sportive ad animali feroci.
Leggendo l’articolo del professore antonino saggio “la via dei simboli” ho trovato questa passaggio particolarmente significativo e rappresentativo dellla tendezza che si va via affermando sempre più in questa epoca dominata dall’informazione:
"l'epoca informatica funziona non più per messaggi assertivi, causa effetto, ma per messaggi metaforici, traslati. Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli."
L'architettura con l'avvento dell'era dell'informazione è mutata drasticamente.
Non è più solo un edificio che funziona ma diventa un immagine e un simbolo del luogo.
Porta con sè valori di riconoscimento e di identità.
Un astrazione e un ampliamento di concetti già trattati nella definizione di terza ondata, per cui si denotava che il cambiamento tra la seconda ondata e la terza ondata si riconosceva nella personalizzazione dei prodotti industruali.
Sembra quasi un proseguimento o un evoluzione di questo processo il nuovo ruolo dell'architettura nella società.
Non si può più parlare di sola riproduzione in serie, come poteva essere nella riproposizione dei canoni le corbuseriani.
L'architettura contemporanea si muove verso l'unicità e l'irripetibile, si fa opera d'arte.
Non è più solo una macchina che funziona, ma in quanto opera d'arte diviene monumento e simbolo del luogo a cui appartiene, che può essere una singola città come Bilbao o un intero continente come nel caso dell'opera house di Sydney.
Ed è proprio in quanto simbolo che si rende possibile la sua trasmissione sotto forma di immagine e in quanto tale informazione.
O forse è proprio la necessità di trasmissione di informazione che ha portato gradualmente l’architettura a questa trasformazione.
Un cambiamento che va di pari passo con l’affermazione sempre più dominante dell’informazione e dell’’informatica.
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